Di ritorno dalla missione in Cile: emozioni da raccontare
21/01/2020
Siamo tornati dal Cile e abbiamo così tanto entusiasmo addosso da annoiare chiunque con i nostri racconti. Ma va così, le cose vissute sono troppo intense per tenercele dentro. Innanzitutto lavorare a contatto con le marginalità mette alla prova, e quando ti trovi ad inginocchiarti per poter stare all'altezza di un bimbo e dargli la mano per non farlo sentire solo, di quella solitudine che in quartieri disperati del Sudamerica prende tutto un sapore particolare, capisci che partire è stata la scelta giusta, davvero.
Abbiamo lavorato a Conchalin, un quartiere davvero difficile dove è nato anche il giocatore Gary Medel. Povertà e abbandono, e un sacco di bambini incredibilmente sorridenti e pronti a correre e giocare fino al calar del sole. Abbiamo lavorato in due carceri, dove siamo rimasti a bocca aperta per la gestione innovativa, umana, proiettata verso strade davvero impossibili. Nel carcere maschile di Colina abbiamo visto con i nostri occhi quanto lo sport sia messo alla base del processo di rieducazione dei 2500 detenuti. Nel carcere femminile invece, il cuore ha battutto più forte conoscendo Sorella Nelly Leon, una suora la cui vitalità è straripante, e che ha creato nel carcere per le sue donne detenute, un vero sistema di welfare finalizzato al reinserimento nella società.
Ma non tutte le emozioni che ci hanno attraversato, sono state positive. Sono mesi turbolenti in Cile, e per le strade abbiamo visto mezzi dell'esercito, fumogeni, muri pieni zeppi di scritte di protesta, e negozi a serrande chiuse. Abbiamo davvero toccato con mano ciò che fino a poco prima sentivamo dai notiziari.
E che dire poi degli incontri istituzionali che ci hanno riempito di orgoglio positivo ? Il Governatore della Provincia di San Felipe, Claudio Rodriguez Cataldo, ha tweettato entusiasta la sua sorpresa nel conoscere ed apprezzare il nostro "interessante ed innovativo metodo educativo". Presso il Ministero dell'Interno Cileno poi, siamo stati chiamati a fare formazione a 40 psicologi del governo che lavorano con vittime di violenze. È stato importante per loro, ma per noi è stato fondamentale forse ancora di più.
Ora che siamo tornati resta una grande nostalgia, quasi la sensazione di avere un posto altrove dove poter dare e fare di più. Ma siamo con i piedi per terra, ci guardiamo attorno, agiamo anche qui, ma lo zaino è sempre pronto per la prossima missione e le prossime emozioni, che Delia, volontaria che è appena tornata dal Cile, descrive così: "Migliaia di km da casa, un oceano a dividerci, orizzonti diversi, diversi sapori, altre lenti con cui leggere il mondo. Eppure gli stessi sorrisi, le stesse risate, gli stessi gesti familiari: un abbraccio, una carezza sui capelli, un bacio sulla guancia. Lettere di un alfabeto universale, che non ha bisogno di parole: va oltre le differenze. Gesti semplici, ma d'amore, così forti da strappare un sorriso. Ovunque e a chiunque. Al di là di tutto.”