Gli ingredienti di una buona missione
20/08/2016
Gli ingredienti segreti
Sta ormai per finire la nostra avventura in Brasile. Sono stati giorni unici e indimenticabili che ci hanno regalato miriadi di emozioni. Cercherò di raccontarvi in breve e in ordine sparso gli "ingredienti" segreti che hanno reso speciale il nostro viaggio!
1 Contrasti: Rio è una città ricca di contraddizioni. Non è facile passare dalle favela al boulevard olimpico...le domande ti si affollano nel cuore e ti fanno scricchiolare il cervello. Abbiamo davvero dovuto imparare a guardare senza giudicare, ad ascoltare senza pretendere di avere la soluzione a tutto e ad avere rispetto per un paese che, se si sa andare al di là degli spari dei trafficanti di droga e oltre i colori sgargianti delle olimpiadi, ha grandi insegnamenti di umana dignità da impartire.
2 Complessità: i numerosi incontri istituzionali fatti ci hanno permesso di comprendere meglio e di partecipare al delicato equilibrio che permette alle nostre missioni di esistere. Di fronte a tante grandi personalità del mondo dello sport ci siamo spesso sentiti piccoli e inadeguati, ma per fortuna siamo sempre stati accolti con attenzione e gentilezza. Forse il bene, silenziosamente, riesce davvero a penetrare dappertutto.
3 Tempo: tra gli autobus, i taxi, le metropolitane e la barca non mentiamo se sosteniamo che un terzo della missione è trascorso sui mezzi di trasporto. Questi momenti sono stati però molto preziosi: l'amicizia che ci lega ci ha portato a sfruttare quelle interminabili ore per confrontarci, riflettere e progettare. Ne usciamo tutti sicuramente più ricchi.
4 Stupore: tra le favela, i campi dell'isola di Paquetà e le olimpiadi di cose ne abbiamo vissute davvero tante e se da un lato ci sentiamo cresciuti, dall'altro ammettiamo di essere tornati ogni giorno un po' bambini. La visita al Christo Redentor, compiuta in una mezza giornata che ci era rimasta libera in quanto non si potevano svolgere attività, ci ha permesso di chiedere a Colui che ha creato questo mondo così misterioso di non porre mai fine alla nostra capacità di stupirci.
5 Fiducia: nessuno di noi sapeva cosa aspettarsi dato che non esisteva un programma. Ci siamo affidati a occhi chiusi a Massimo e Valentina, due guide impeccabili che ci hanno aiutato a vivere queste giornate al mille per mille. Oltre a loro, però, abbiamo incontrato altre importanti guide: Zezè, l'angelo custode dei bambini di Cidade de deus che ci ha protetti e accompagnati per le strade del suo quartiere; Helen e le maestre di Paquetà che con il loro entusiasmo ci hanno mostrato l'importanza di continuare a imparare per tutta la vita; Padre Nixon che ci ha accolti e ospitati con accogliente semplicità nella sua parrocchia.
6 I bambini: unici, spettacolari, disarmanti. A loro diciamo il nostro grazie più grande!
7... Ops... Forse gli ingredienti stanno diventando troppi. Cercheró di riassumere con l'elemento essenziale: lo sport. Senza di lui sarebbe stato impossibile comunicare in un paese di cui nessuno di noi conosceva la lingua, godere del clima olimpico e sentirci in sintonia con persone provenienti dai contesti più disparati (bambini, taxisti, campioni, turisti e chi più ne ha più ne metta). Lo sport è stato davvero il nostro linguaggio universale che, ancora una volta, ci ha permesso di vivere e testimoniare i valori in cui crediamo.
Speriamo di poterlo riutilizzare molto presto! Un grande abbraccio piccola grande Italia, stiamo tornando più carichi che mai!
Elena Motta