Semplicemente: Camerun.
14/08/2016
A qualche giorno dal termine della missione in Camerun, Giulia Crippa ci racconta la missione e il ritorno a casa con i suoi occhi...e il suo cuore.
"Dov'è la terra rossa? Dov'è la distesa infinita di foresta? Dove sono le persone che ci guardano incuriositi dai bordi della strada? E le risate con i miei compagni di viaggio?
Se chiudo gli occhi sono ancora lì, impresse nella mia mente..ma intanto sono proprio tornata a casa, stesso posto e stesse persone.
Eppure non sono sicura di essere la stessa persona che è partita poco più di tre settimane fa.
Mi porto a casa i milioni di sorrisi, la terra rossa che si alza sotto le ciabatte mezze rotte ma sufficienti per giocare, la felicità genuina dei bambini a cui un pallone bastava per davvero, la semplicità disarmante con cui mi hanno accolto 30 detenuti, la fede e la spiritualità dalla chiesa gremita di un villaggio disperso nella foresta, che forse così forti non le avevo mai sentite.
Mi porto a casa gli occhi pieni di gratitudine dei bambini a fine a giornata, la determinazione di persone come Francis che riescono a muovere mari e monti perché nello sport come strumento educativo ci credono davvero, la certezza che un pallone abbatte qualsiasi barriera e milioni di altre emozioni e istanti di vita.
Come si fa a raccontare quello che si prova a vedere un gruppo di carcerati seduti in dei banchi minuscoli che alzano la mano per decidere democraticamente il nome e l'urlo della squadra, perché in quel momento era la cosa più importante del mondo? Come si racconta la tristezza negli occhi di quei bambini che ci guardavano dai bordi del campo ma che proprio non potevano giocare con noi, perché avevano accanto il loro cesto di cose da vendere? Come si spiega l'orgoglio e la passione che ci hanno messo un gruppo di educatori nel preparare una serata culturale o nel rispondere seriamente alle domande che gli sono state fatte dopo il corso, come esame finale?
Non lo so, perché è difficile mettere nero su bianco certe sensazioni. Quello che so è che sono tornata a casa con il cuore pieno, con qualche momento di "vita vera" in più, e con la volontà di non perdere quella capacità di andare all'essenziale delle cose che in tre settimane in Camerun ci è venuta spontanea, ma che non è altrettanto semplice a casa.
La sfida ora è di non fare di questa esperienza meravigliosa una semplice parentesi della nostra vita, che si è aperta e poi chiusa, sarebbe troppo comodo. Non rimanere indifferenti, ma portarsi e portare qualcosa nella vita di tutti i giorni, perché forse è proprio vero che la vera missione è anche a casa.
Ci si può chiedere se serve davvero, se qualcosa resta o se abbiamo semplicemente fatto giocare qualche ora qualche centinaia di bambini..ma vi assicuro che quando i bambini di un villaggio chiedono dei volontari dell'anno scorso chiamandoli per nome, quando si realizza che si ricordano perfettamente una canzone insegnatagli un anno fa, quando ti mostrano con quanta cura hanno custodito il materiale sportivo che gli era stato donato l'anno scorso..il cuore fa un balzo, e c'è la consapevolezza che qualche seme non si è disperso nel vento, ma ha messo davvero le radici."