Madagascar: la terra dove "si apprende il bene"
10/12/24
È già la terza esperienza ad Ambalakilonga, la casa famiglia che Educatori Senza Frontiere gestisce da anni a Fianarantsoa. Fianar è una grande città nella parte Ovest dell’isola ed è anche il capoluogo della provincia omonima, e della regione di Haute Matsiatra. Il nome, in lingua malgascia, significa "là dove si apprende il bene" ed è un significato che si addice moltissimo alla missione formativa appena terminata.
Dopo oltre 24 ore di viaggio tra aereo e auto, Valentina, responsabile di CSI per il Mondo, e Teresa, collaboratrice CSI, sono giunte a destinazione domenica 17 novembre a tarda sera (con partenza dall’aeroporto di Linate alle 7 di mattina del giorno precedente). Col solito calore, ad attenderle c’erano Bianca e Rosario, i due educatori parte dell’organizzazione ESF che vivono ad Ambalakilonga e coordinano il progetto da tempo. È stato un viaggio lunghissimo e sfiancante: poche ore di sonno, strade disastrate e chilometri e chilometri di terra, mare e…paesaggi mozzafiato. La bellezza del Madagascar lascia senza parole: con le sue risaie, le colline ricoperte di terra rossa, i suoi enormi alberi ed i fiumi che lo attraversano hanno regalato uno spettacolo magnifico. Dopo una cena rifocillante e una dormita rigenerante, lunedì mattina puntuale alle 8:30 è iniziato il corso di formazione sullo sport come strumento di inclusione, in grado di eliminare barriere e valorizzare tutte le differenze.
I partecipanti alla prima sessione della durata di tre giorni (lunedì - mercoledì) sono stati circa 50, ragazzi e ragazze frequentanti il corso da educatore professionale promosso sulla piattaforma di ESF e che lavorano in diversi centri a Fianar che propongono attività per giovani e bimbi di tutte le età. Parti più teoriche sul concetto di inclusione e integrazione arricchite con attività interattive, giochi di conoscenza e riflessioni in gruppo, si sono alternate con proposte di attività inclusive per mettere in pratica tutti gli spunti della mattinata: una danza inclusiva, baskin e sitting volley. La seconda sessione di corso (giovedì - sabato), svolta con lo stesso format con qualche adattamento legato alle esigenze del target differente, ha visto partecipare 40 tra allenatori, educatori, animatori, studenti universitari e insegnati di educazione fisica provenienti da Fianarantsoa e da paesi limitrofi.
In entrambe le tornate la partecipazione e l’entusiasmo sono stati grandi e i corsisti hanno iniziato da subito a mettere in pratica nelle loro realtà di riferimento ciò che hanno imparato durante le giornate in aula e sul campo. A ritmo di musica, palloni e risate, i ritorni immediati sono stati positivissimi! In totale, nelle sei giornate intense di formazione, hanno partecipato oltre 80 ragazzi e ragazze di diverse età, provenienza, tribù, personalità, cultura, religione che hanno avuto occasione anche di conoscersi e sperimentare in concreto la potenza dell’aprirsi verso l’altro, ascoltando, dialogando, interagendo e giocando con le differenze, tra di loro e anche con le due “insegnanti” d’eccezione.
Sabato pomeriggio, con la presentazione dei project work su un’attività inclusiva assegnati ai gruppi e con la consegna dei diplomi a tutti i partecipanti, è terminata la prima parte dell’esperienza malgascia, che si è chiusa in bellezza la domenica con una giornata finale per testimoniare che si può giocare e fare sport ovunque, tutti insieme divertendosi. Un pomeriggio dal titolo preso in prestito “Giochi Senza Frontiere”, organizzato sempre nel centro ESF Ambalakilonga, a cui hanno partecipato circa 150 bambini e ragazzi di sette centri della città che accompagnano e supportano minori in difficoltà o con disabilità. Bimbi con autismo, non vedenti, ragazzi di strada, ex detenuti e detenute, gli adolescenti della comunità di Ambalakilonga e i più piccoli vulnerabili provenienti dai quartieri più difficili…dagli 8 ai 20 anni tutti insieme su un unico campo da gioco per affrontarsi in prove diverse, aiutandosi e supportandosi vicendevolmente.
Con Rosario e Bianca, nei pochi momenti liberi, c’è stato modo di condividere tanti sguardi, fatiche, desideri e prospettive per il futuro, iniziando già a mettere sul tavolo alcune idee per proseguire e rinforzare la bella collaborazione che prosegue ormai da tre anni. Si torna a casa esausti, da questa e da tutte le missioni CSI per il Mondo, che siano formative, con le società sportive e con i volontari, ma ricchi di sguardi gioiosi, abbracci, spunti e carica per una nuova avventura (la prossima in Perù dal 23 dicembre 24 al 14 gennaio 25), sperando di aver lasciato tanto e convinti di aver ricevuto tantissimo. I bagagli sono vuoti (abbiamo lasciato ad Ambalakilonga i palloni donati dalle società gemellate con questa realtà: Linea Verde e S. Cecilia), ma il cuore è pieno della bellezza che questo progetto genera e può generare sempre di più.
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